MESSAGGI DI PACE dipinti e sculture: Alberto Gianquinto, Augusto Murer, Armando Pizzinato, Giorgio Celiberti, Concetto Pozzati.
VINO DELLA PACE: Enrico Baj, Zoran Music, Salvatore Fiume, Gianni Dova, Emilio Vedova, Walter Valentini, Ugo Nespolo, Vico Calabrò, Corneille, Mario Ceroli, Lucio Del Pezzo, Michel Folon, Concetto Pozzati, Valerio Adami,Luciano Minguzzi, Giuseppe Santomaso, Alberto Gianquinto, Karla Dickens, Joe Tilson, Jiri Anderle.

Data

dal 20 Dicembre 2008 all’8 Febbraio 2009

Foto Artisti e Opere

Biografie Artisti

Foto Inaugurazione

Foto Opere

Video

Brochure e Rassegna Stampa

Testi Critici

Indirizzo e Mappa

Conegliano - Galleria XX Settembre

Spiacenti, si è verificato un problema.
Google Maps non è stata caricata correttamente. Per i dettagli tecnici, consulta la console JavaScript.

La Mostra

L’attentato di Sarajevo del 28 giugno 1914 ad opera dello studente serbo Gavrilo Princip, costato la vita all’arciduca ed erede al trono asburgico, Francesco Ferdinando e a sua moglie Sofia, fu la miccia che fece esplodere la Prima Guerra Mondiale. L’Austria, dopo essersi assicurata l’appoggio dell’impero tedesco, il 28 luglio 1914, dichiarò guerra alla Serbia, scatenando l’inferno in Europa. La Francia, a sua volta, dichiarò guerra all'Austria e alla Germania, e fu presto appoggiata dalla Russia e dall'Inghilterra, in seguito all'occupazione tedesca del Belgio. L'Italia mantenne per circa un anno un atteggiamento di neutralità, schierandosi nell'aprile del 1915 al fianco delle forze dell’Intesa, in cambio del riconoscimento dei diritti su Trentino, Alto Adige, Trieste, Istria e Dalmazia. Il conflitto assunse carattere mondiale con  l'entrata in guerra del Giappone, al fianco di Austria e Germania, e degli Usa, al fianco dell'Intesa. Nei primi anni la guerra vide in forte difficoltà le forze dell'Intesa, con i tedeschi che arrivarono alle porte di Parigi. Ma tra il 1917 e il 1918 gli inglesi, i francesi, gli italiani, gli statunitensi e i loro alleati sbaragliarono la resistenza di austriaci e tedeschi, costringendoli alla capitolazione. A causa della Prima Guerra Mondiale persero la vita oltre trentasette milioni di persone. Oggi, a distanza di novanta anni da questo evento che è ricordato in molti luoghi, teatri della guerra, vogliamo anche noi, come Prospettive, e in particolare chi scrive per avere una testimonianza diretta  perché figlio di orfano di guerra  (1915-18).  Il 1916 a sedici giorni dalla morte del padre Domenico, durante i combattimenti sul Carso, gli fecero indossare la tipica cuffia da neonato ma di colore nero. Lo segnerà indelebilmente nella sua  memoria.
La perdita di un così spropositato numero di uomini che continua a crescere, in modo esponenziale, oggi, in molti focolai di guerra nel mondo,  ha portato la  sensibilità di molti artisti di fama internazionale, a produrre opere d’arte come  segnali contro la violenza della guerra. La determinatezza di questi grandi artisti  contro ogni forma di violenza ci conducono ad elaborare una forte riflessione sulle assurdità della guerra  e su tutte le azioni di  violenza esercitate dall’uomo e contro l’uomo (homo homini lupus).
E’ su questa premessa che vogliamo dedicare la mostra “messaggi di pace”, con opere pittoriche e scultoree, ad un nucleo di maestri di grande impegno sociale  che, sicuramente, possono offrire un ulteriore contributo a quel processo nuovo di crescita di pace indispensabile anche per le generazioni  future.
 La mostra intende  stimolare una riflessione sul tema della pace e della fratellanza fra i popoli con la presenza  di artisti che hanno espresso, con le loro opere, messaggi di pace.  Nella manifestazione sarà presente, oltre  alle opere significative di alcuni artisti del triveneto, anche il  vino della pace, prodotto dal 1985 ad oggi, accanto alle opere realizzate per le etichette  da artisti di chiara fama (Enrico Baj, Zoran Music, Salvatore Fiume, Gianni Dova, Emilio Vedova, Warter Valentini, Ugo Nespolo, Vico Calabrò, Corneille, Mario Ceroli, Lucio Del Pezzo, Michel Folon, Concetto Pozzati, Valerio Adami, Luciano Minguzzi, Giuseppe Santomaso, Alberto Gianquinto, Karla Dickens, Joe Tilson, Jiri Anderle).
 Il Vino della Pace nasce ogni anno dalle uve della Vigna del Mondo  un vigneto unico nel suo genere che si estende attorno alla Cantina Produttori Vini di Cormòns. Impiantata nel 1983, la Vigna del Mondo ospita oltre 550 varietà di vitigni provenienti da tutto il mondo, per la prima volta messi a dimora tutti assieme. Il vigneto rappresenta una sorta di museo vivente della vite; una straordinaria collezione storico-didattica, che si continua ad arricchire di nuove varietà. In questo vigneto nel 1985 si fece la prima vendemmia, che fruttò un raccolto di 108 quintali di uve, da cui furono ricavate circa dieci mila bottiglie della prima edizione del Vino della Pace con le etichette impreziosite da firme famose.   Il 9 aprile 1986 le prime bottiglie del Vino della Pace partirono da Cormòns destinate ai Capi di Stato. Al  vino della pace sono stati composti versi che di anno in anno compaiono sulle etichette e tra gli autori ricordiamo David Maria Turoldo, Francesco Burdin, Mario Rigoni Stern, Luigi Veronelli, Bruno Pizzul, Yoko Ono, Biagio Marin, Mario Luzi, Renzo Arbore, Alda Merini, Edoardo Sanguineti, Elio Bartolini, Enzo Biagi, Carlo Rubbia e tanti altri.
 L’evento comprende, oltre al vino della pace e alle opere selezionate degli artisti  rappresentati nel tema della mostra,  una serie di  laboratori didattici  destinati agli studenti delle scuole del territorio. Questi laboratori  sono tenuti da personale  qualificato e rivolti a gruppi di studenti delle scuole primarie e secondarie del Veneto. Sono attivati su prenotazioni e organizzati con un calendario d’interventi con le scuole interessate. Sono momenti didattici importanti per le scolaresche  sia per i contenuti, sia per gli obiettivi  della mostra   e sia  perché  tenuti dai Maestri dell’arte contemporanea del territorio  chiamati a  realizzare  dal vivo studi preparatori, bozzetti e lavori preliminari  di  opere d’arte. Tutto ciò al fine di coinvolgere direttamente gli studenti a un percorso culturale–artistico mirato e nel frattempo straordinariamente attuale com’è la richiesta di pace e di fratellanza fra i popoli.
  L’impegno verso i giovani d’oggi  è  l’investimento più importante che le istituzioni compiano per un loro futuro migliore. La scuola e tutta la comunità educante devono poter erogare una didattica indirizzata anche all’educazione civica, materia che è stata ripristinata, a buona ragione, nell’insegnamento obbligatorio.  


Conegliano 20 ottobre 2008                
Ideatore e curatore del progetto
Francesco Di Leo

VINO DELLA PACE

Il vino d’autore che ricorda ai grandi della terra i valori dell’umanesimo

Ma quanti vini esistono nel mondo? C'è da confondersi e perdere il conto se solo si considera la gamma di prodotti da vitigni autoctoni o internazionali offerti dal Vigneto Italia. Per non parlare delle denominazioni più o meno fantasiose. Figuriamoci se l'indagine si allargasse a livello globale. Un'idea semplice e geniale: creare una Vigna dei Mondo, per coltivare vitigni provenienti da ogni zona del nostro pianeta, autentico museo universale della vite e del vino. L' hanno realizzata, ai piedi dei Collio Goriziano, i vignaioli consorziati nella Cantina Produttori di Cormòns che ne traggono ogni anno un vino unico, dal profondo valore simbolico, tanto che lo hanno denominato Vino della Pace. Nata nel 1985, l'iniziativa ha incontrato crescente successo: attualmente nella Vigna del Mondo sono state piantate barbatelle  di 550 vitigni, che vengono amorevolmente curate. Sul far dell'autunno, i produttori chiamano a raccolta per la vendemmia gli studenti dei Collegio dei Mondo Unito di Duino, che arrivano con i rispettivi costumi nazionali: ragazzi e ragazze provenienti dai più svariati Paesi, proprio come i vitigni. E’ un momento di alta suggestione, concreto esempio di quanto sia sentita l'esigenza di condivisione e coesistenza che trova nel concetto di pace una naturale bandiera. Non solo: il Vino della Pace viene inviato come augurio ai capi di Stato di tutto il mondo in un cofanetto di tre bottiglie, le cui etichette sono create ogni anno da tre grandi artisti, italiani e stranieri. Baj, Music e Pomodoro i Maestri che hanno firmato le prime tre etichette, nell'ormai lontano '85, seguiti a ogni vendemmia da un terzetto di famosi pittori, a completare quella che è ormai diventata una straordinaria raccolta di opere d'arte. E' sorprendente verificare quanto appaia naturale questo connubio tra il mondo dei vino e quello della pittura, impreziosito da pensieri e riflessioni di eminenti personalità della letteratura, della scienza e dello spettacolo: premi Nobel come Rubbia e Fo, poeti come Roboni e Luzi, scrittori come Rigoni Stern, poliedriche personalità come Yoko Ono, maestri di vita e di fede come Padre Davide Maria Turoldo. Ormai il Vino della Pace è conosciuto e apprezzato per i suoi significati simbolici prima ancora che per la qualità, ma all'inizio non mancarono incomprensioni e malintesi. li primo anno, per esempio, venne rimandato al mittente il cofanetto destinato alla Regina Elisabetta d'Inghilterra: i) protocollo di corte prevedeva infatti che un vino, prima di essere introdotto nelle regali cantine, dovesse essere assaggiato e approvato sul luogo di produzione dal Lord Cantiniere. Ignari di simile vincolo, gli amici della Cantina cormonese si erano limitati a inviare il cofanetto con una lettera di accompagnamento. Risolto l'equivoco, lo stesso Principe Carlo arrivò dai produttori friulani assieme al Lord, per ritirare l'omaggio e, dicono le cronache, dimostrò una certa predisposizione ai piaceri di Bacco, impegnandosi nell'assaggio non solo del Vino della Pace ma anche delle altre pregiate specialità del Collio. Certo è che attraverso il perfezionamento di questa idea è stato concretizzato e reso evidente il rapporto da sempre esistente tra il vino e l'arte, coniugandolo con l'eterna aspirazione dell'uomo alla pace e alla concordia tra i popoli. Non si può certo dire che l'auspicio contenuto nelle bottiglie e nei messaggi dell'elegante cofanetto abbia colpito i cuori dei destinatari: venti di guerra e contrapposizioni di ogni genere turbano ancora il mondo, ma proprio per questo l'invocazione risulta di grande attualità e urgenza.

Dopo averne sottolineato significati e valori ideali, parliamo infine anche del Vino della Pace inteso in senso classico, come prodotto della terra e dei lavoro dell'uomo. Si propone innanzitutto una fondamentale e ovvia domanda: come si riesce a produrre un vino unico da vitigni che arrivano da ogni parte dei mondo, tipici di territori, climi, sistemi di coltivazione estremamente diversi? L'impresa è naturalmente tutt'altro che semplice, ma i produttori vi si cimentano con crescente soddisfazione. Non è naturalmente possibile descrivere con puntualità quanto impegno ci voglia nella cura della Vigna dei Mondo, come ogni vitigno pretenda attenzione particolare, come occorra calibrare i processi di vinificazione in modo da ottenere un prodotto finale gradevole. E tuttavia doveroso segnalare come il Vino della Pace si sia venuto, stagione dopo stagione, affinando: all'inizio erano nettamente prevalenti profumi e gusti delle uve meridionali, si avvertiva un che di selvaggio, di disarmonico. Ben presto, con la crescente esperienza e la costante sperimentazione in cantina, si è attribuita a questo vino particolarissimo un'identità ben precisa e definita, facendone un prodotto buono anche da bere, non solo da conservare per l'elevato valore simbolico e artistico. Ciò, tuttavia, deriva non solo dall'abilità del vignaiolo e del maestro di cantina, ma anche dalla straordinaria capacità di adattamento tipica della vite: il terreno, il clima, la coltivazione ravvicinata dei diversi vitigni li trasformano e in qualche maniera li armonizzano con le nuove condizioni in cui crescono e fruttificano.

Ormai da qualche anno il Vino della Pace si è stabilizzato quanto a caratteristiche e ha raggiunto una propria ben definita individualità ai classici esami visivi, olfattivi e di gusto. L un bianco dal bel colore paglierino e di ottima trasparenza; al naso ben equilibrato con sentori di frutta gialla matura, in bocca rotondo e di notevole morbidezza, con permanenza pronunciata. Inutile d'ire comunque che, pur risultando confortante, non è la commercializzazione il fine ultimo per il quale il Vino della Pace è stato inventato e concepito. A livello di immagine e di notorietà, è diventato il fiore all'occhiello per la Cantina Produttori di Cormòns e per il suo direttore, il vulcanico e stimatissimo Luigi Soini, sempre attento a promuovere la cultura dei vino, legandola proprio all'arte, alla letteratura, alla musica con una serie di iniziative di cui il Vino della Pace non è che l'aspetto più vistoso e noto. Dei resto, che il vino ‑ antichissimo compagno dell'uomo nella sua vicenda terrena ‑ sia oggetto di costante attenzione e apprezzamento da parte delle persone di genio, è risaputo. Basterà ricordare quel che rispose l'immenso Goethe a un'attempata e petulante signora che gli chiedeva con insistenza quali fossero le tre cose più importanti nella vita. "La poesia, il vino e le donne" disse il Maestro. Inutile aggiungere che la gentildonna pretese di sapere quale avrebbe scartato se ne avesse dovuto eliminare una e Goethe, a malincuore, tolse la poesia. "E tra il vino e le donne?". Fulminea la risposta, da grande intenditore: "dipende dall'annata",

Bruno Pizzul