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Mario Solazzo

Mario Solazzo (Novoli, Le, 14/05/1944) giunge a Torino all’età di 17 anni dove frequenta anche la scuola del Centro Artistico Italiano, importante per aver accolto artisti e musicisti del novecento. Nel tempo matura in lui l’amore per l’arte, conoscendo maestri quali per esempio Raffaele Pontecorvo, capo cattedra dell’Istituto Artistico di Torino.

Come pittore il paesaggio dei monti lo affascina molto e prende come esempio i pittori locali quali Botto, Italo Mus, Deleani ed altri.
Nel 1978 si trasferisce a Cividale del Friuli (Ud) dove tutt’ora lavora unitamente a Cortina d’Ampezzo. I paesaggi montani invernali ed estivi del Friuli e delle Dolomiti diventato in Solazzo la tematica principale, affiancando il soggetto dei mercati cittadini.
In apparenza è un uomo dall'aspetto semplice, seppure dotato di un’originalissima personalità, ma di grande cultura e non solo artistica. Attivissimo partecipante della vita artistica nazionale ed internazionale, ha partecipato alle più importanti manifestazioni, concorsi, premi, allestendo mostre sia collettive che personali a Roma, Milano, Torino, Cagliari, Udine, Bergamo, Cividale del Friuli, Trieste, Bologna, Aurisina, Baricella, Tolmezzo, Piancavallo, Bari, Parigi, Kolm, Londra, Stoccolma, Edimburgo, Colonia, Salisburgo, Venezia, Firenze, Palmanova, Sauris, Castelfranco Veneto, Bertiolo, Tettnang, Friedrichs-Hafem, Bassano del Grappa, Pordenone e Cortina d’Ampezzo.
Oltre 300 sono le sue mostre personali e collettive con opere in tutto il mondo. E' presente nelle maggiori pubblicazioni e cataloghi d'arte nazionali ed internazionali, tra cui il Catalogo Internazionale d'Arte Moderna. Numerosi critici hanno scritto di lui quali Carlo Sgorlon, Giuseppe Selvaggi, Licio Damiani, Luciano Perissinotto, Giuliana Macchi, Augusto Giordano, Marco Alvarez De Castro, Franco Solmi, Remo Alessandro Piperno, Carlo Milic.
Alain Chivilò ha scritto: “Di Mario Solazzo avevo già sentito parlare, ma il destino non aveva ancora posto le basi di un incontro.

Nella passata edizione di Arte Fiera Padova 2011, tra le innumerevoli opere esposte, fui colpito all’improvviso da dei grandi paesaggi innevati che si stagliavano dalle pareti. Forte fu il richiamo che andai a osservarli da vicino, trovando all’interno dello stand il Maestro. Un incontro casuale però sincero, cordiale e disponibile al dialogo tanto da iniziare un’amicizia con l’arte alla base di tutto. Mario Solazzo (Novoli 1944) dalla Puglia arriva all’età di 17 anni a Torino, dove ha “un inizio artistico bello per l’entusiasmo, ma allo stesso tempo faticoso perché non avevo disponibilità monetaria; feci così vari lavori per mantenere questa mia passione. Passo dopo passo la situazione è andata avanti dando coscienza dei miei mezzi”. In quest’ambito Solazzo matura artisticamente e si affascina del paesaggio montano, infondendogli “la volontà di cambiare la pittura in chiave espressionista sempre per quanto riguarda il paesaggio partendo da pittori passati come Maggi, Segantini e Solero”.

Nel 1978 il trasferimento in Friuli: “è stato un caso determinato da una delusione amorosa. Andai poi a trovare mio fratello che era maresciallo a Palmanova e così ebbi modo di conoscere il Friuli Venezia Giulia e la sua gente. Il tutto mi piacque molto e decisi così di trasferirmi definitivamente”. Nel prosieguo della sua vita le città di Cividale del Friuli e Cortina d’Ampezzo diventano fondamentali per la sua vita artistica. Il soggetto che ha reso famoso Solazzo al mondo dell’Arte è rappresentato dalle montagne, soprattutto nella versione innevata dell’inverno.

Personalmente lo definisco il cantore della neve, perché è riuscito a rappresentarla con vitalità. La neve per l’artista “è una sfida in quanto è difficile da realizzare perché non è bianca ma ha i colori della fisica. Ha molteplici colori. Come colorista sono riuscito a dare profondità alla neve facendo prendere a essa diverse tonalità. Anche la luce ha un ruolo fondamentale nell’equilibrio pittorico”. Le sue montagne sono rappresentate in chiave contemporanea “non dipinte a cartolina ma dando un’impronta espressionista”. Proprio dall’Espressionismo, movimento che si sviluppa agli inizi del Novecento, Solazzo interpreta la primitività e la passionalità all’interno del paesaggio.

Pennellate vive, di una matericità non eccessiva ma grassa, rendono le montagne dei luoghi che non risentono dell’orogenesi di questi millenni, diventando così monumenti impetuosi la cui crescita è senza fine. In questi luoghi egli stesso vorrebbe abitare: “io vivrei su un cucuzzolo della montagna. Questo perché da una pace incredibile e una poesia. Mi chiamano anche il poeta della montagna. Io qui vivo bene”. Analizzando i paesaggi difficilmente troviamo la presenza dell’uomo per una rappresentazione della solitudine che l’artista vuole comunque testimoniare, in quanto caratterizza la nostra società contemporanea. Mario Solazzo non è solo “alpino” d’inverno, lo è anche nella stagione calda oltre a dipinge splendide Venezie e mercati cittadini.

Quest’ultimi rappresentano la seconda importante tematica del Maestro tanto da sembrare in contrapposizione alle montagne, ma non è proprio così, perché la solitudine metafisica delle montagne diventa più palpabile nei mercati e nelle persone che li compongono, con pennellate veloci e tocchi di colore a delineare figure in movimento. Ecco che a Cortina d’Ampezzo, nella sua galleria, accoglie i visitatori e gli appassionati d’arte che vengono subito rapiti dalla sua neve proprio idealmente di fronte alle Tofane. Mario Solazzo è dunque un’artista che ha reso contemporaneo il paesaggio partendo dalla tradizione ottocentesca, inserendo però uno stile personale e sincero, proseguendo il suo lungo cammino “gradino per gradino con dignità e grande passione”.

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